Trieste nel "Foglio del vento"

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Jota, ricetta depositata dell’Accademia Italiana della Cucina.

Per parlare della ricetta della Jota si deve passare obbligatoriamente attraverso il sapere codificato dell’”Accademia Italiana della Cucina” e quindi alla ricetta depositata in camera di commercio a Trieste.




Ingredienti per 6-8 persone

250 g di fagioli scuri, 250 g di patate, 250 g di patate, 250 g di cavolo cappuccio acido (crauti)

1 spicchio dโ€™aglio

2 cucchiai di farina 1 foglia di alloro

300 g di costine di maiale affumicate (o un osso di prosciutto)

sale e pepe


Far bollire le costine di maiale affumicate o lโ€™osso di prosciutto, assieme ai fagioli, precedentemente ammollati nellโ€™acqua fredda, ed alle patate. Prendere metร  dei fagioli e due o tre patate e passarli. Separatamente far bollire il cavolo cappuccio, coperto dโ€™acqua, con sale, pepe e alloro, fino a quando non si sia completamente asciugato.

Preparare, quindi, un soffritto scurissimo con olio e farina, nel quale sia stato schiacciato lโ€™aglio. Unire ai fagioli e alle patate il cavolo cappuccio e, quando il tutto bolle, aggiungervi il soffritto, rimestando in modo da evitare la formazione di grumi. Questa minestra acquista maggior sapore se lasciata riposare per alcune


La “Jota” รจ una minestra acida, โ€œgarbaโ€ in triestino. Il โ€œgarboโ€ รจ dato dalla presenza dei โ€œcapuziโ€ acidi, cavolo cappuccio fermentato sotto sale. Uno degli altri ingredienti โ€œcodificatiโ€ dall’Accademia sono i โ€œfagioli scuriโ€ che potrebbero essere i “Borlotti”, gli “Stregoni” o i “Lamon”.


Personalmente ho un ricordo confuso che mi suggeriva che la “Jota”, ricetta molto casalinga, era composta certamente da: carne di maiale affumicata, crauti, patate e fagioli ma questo ingrediente โ€œanticoโ€ erano i โ€œfagioli con l’occhioโ€.


Questa versione della minestra in oggetto diventa piรน credibile di quella depositata dopo aver scoperto l’esistenza del dipinto: “Il Mangiafagioli” di Annibale Carracci, datato tra il 1584 e il 1585.
Il soggetto ritratto mangia i fagioli che perรฒ non sono i borlotti ma i “fagioli con l’occhio”, una pianta semi selvatica presente nelle case contadine in Europa prima della scoperta dell’America. Un poโ€™ ciรฒ che accadeva per i โ€œลšaetiโ€ veneziani fatti con il mais prima della scoperta dellโ€™America che arriva dall’altro lato quello esplorato da Marco Polo.
Non cerco di dimostrare veritร  accademiche, ma il mio desiderio รจ solo quello di raccontare. Bisogna porre attenzione solo sul fatto che la storia delle ricette non รจ statica ma bensรฌ ha la dinamica degli incontri. Finchรฉ il pomodoro non ha incontrato la pasta (ed รจ un incontro recente, molto recente), non mangiavamo che pasta al burro e formaggio… “Pasta Alfredo”?
A questo punto, dovremmo parlare del pomodoro e della patata, che hanno aspettato piรน di 200 anni per giungere sulle nostre tavole, ma questa รจ un’altra storia ancora.


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