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Episodio 14
TESTO e ILLUSTRAZIONI di Maurizio Stagni TRATTO DA: “Le avventure di PINOCCHIO” di CARLO COLLODI nel capitolo: 29.
Così conciato, vestito di un sacchetto di carta, con tanti dubbi se presentarsi o no al cospetto della Fata Turchina, ancora una volta pentito, Pinocchio si incamminò verso quella direzione.
Ovviamente era un tempaccio e pioveva a catinelle. Giornate di bel tempo nelle Avventure di Pinocchio ce ne sono ben poche.
Arrivato alla casa della mamma fata, molto titubante di come l’avrebbe presa voleva bussare alla porta “ma quando fu lì, sentì mancarsi il coraggio, e invece di bussare, si allontanò, correndo, una ventina di passi. Poi tornò una seconda volta alla porta, e non concluse nulla: poi si avvicinò una terza volta e nulla: la quarta volta prese, tremando, il battente di ferro in mano, e bussò un piccolo colpettino“.
Dopo mezz’ora alla finestra del quarto piano apparve una grossa lumaca. Dopo averlo lentamente, come può fare solo una lumaca, riconosciuto disse a Pinocchio che la Fata stava dormendo e non poteva essere disturbata.
“Vengo ad aprirti subito” disse poi la lumaca ma potete intuire cosa voleva dire per un animale lento per natura “subito”. Pinocchio passò tutta la notte in inutile attesa con il battente che al terzo tentativo per farsi aprire la porta si tramutò in un’anguilla stanco di essere colpito.
Pinocchio, persa la pazienza aveva anche sferrato un calcio alla porta e il suo piede era penetrato nella stessa rendendolo di fatto prigioniero. “La mattina, sul far del giorno, finalmente la porta si aprì. Quella brava bestiuola della Lumaca, a scendere dal quarto piano fino all’uscio di strada, ci aveva messo solamente nove ore. Bisogna proprio dire che avesse fatto una sudata”.
Inchiodato alla porta e con una gran fame, Pinocchio chiese di essere liberato e di avere da mangiare ma fu sodisfatto solo per la seconda richiesta. “Difatti dopo tre ore e mezzo, Pinocchio la vide tornare con un vassoio d’argento in capo. Nel vassoio c’era un pane, un pollastro arrosto e quattro albicocche mature.— Ecco la colazione che vi manda la Fata — disse la Lumaca. Alla vista di quella grazia di Dio, il burattino sentì consolarsi tutto. Ma quale fu il suo disinganno, quando incominciando a mangiare, si dovè accorgere che il pane era di gesso, il pollastro di cartone e le quattro albicocche di alabastro, colorite, come se fossero vere”.
“Voleva piangere, voleva darsi alla disperazione, voleva buttar via il vassoio e quel che c’era dentro; ma invece, o fosse il gran dolore o la gran languidezza di stomaco, fatto sta che cadde svenuto. Quando si riebbe, si trovò disteso sopra un sofà, e la Fata era accanto a lui”.
Pinocchio promise che in futuro sarebbe stato: buono, ubbidiente e scolaro diligente. Per festeggiare il fatto che tutto ciò lo avrebbe fatto, purtroppo dico io, diventare un bambino vero, la Fata Turchina aveva organizzato un banchetto con 200 panini imburrati di “sopra e di sotto”.
Adesso si trattava di andare ad avvisare tutti gli amici ed i compagni della grande festa… “Disgraziatamente, nella vita dei burattini, c’è sempre un ma, che sciupa ogni cosa”.
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