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Il Panko.
Il Panko lo puoi fare a casa.
Il Panko è un tipo di pangrattato a scaglie utilizzato nella cucina giapponese come croccante copertura per cibi fritti, come il tonkatsu. Il Panko è fatto con pane cotto a corrente elettrica, che produce un pane senza crosta, e poi macinando il pane per creare sottili scaglie di pangrattato.[1] Ha una consistenza più croccante e ariosa rispetto alla maggior parte dei tipi di panatura della cucina occidentale e resiste all’assorbimento di olio o grasso quando fritto,[citazione necessaria] risultando in una copertura più leggera. Fuori dal Giappone, il suo uso sta diventando sempre più popolare sia nei piatti asiatici che non asiatici. Viene spesso utilizzato sui frutti di mare ed è spesso disponibile nei mercati asiatici, nei negozi specializzati e, sempre più, in molti grandi supermercati.
Il Panko è prodotto in tutto il mondo, in particolare nei paesi asiatici, tra cui Giappone, Corea, Malesia, Thailandia, Cina e Vietnam. Etimologia
I giapponesi impararono per la prima volta a fare il pane dagli europei. La parola パン粉 (panko) deriva da pan, che ci dà la parola per pane in giapponese (derivata dalla parola portoghese “pão” per pane), e -粉 (-ko), un Kanji giapponese che indica “farina”, “rivestimento”, “pangrattato”, o “polvere” a volte, quando usato come suffisso; (come in komeko, “farina di riso”, sobako, “farina di grano saraceno”, e komugiko, “farina di grano”).[2]
Il Panko non è altro che la mollica del pane in cassetta (pan Carrè) frullato o tagliato fine. Asciugato in forno lentamente che non bruci (120 C° forno ventilato rigirandolo spesso). Laciato ascigare lo potrai usare per panature super croccanti.
Si conserva.
Il Panko si conserva in un luogo fresco e asciutto, ben chiuso in un contenitore ermetico o in un sacchetto per alimenti, per 1 mese al massimo; è indispensabile versarlo nel contenitore quando è ben freddo, affinché non si ammorbidisca con l’umidità. In alternativa, puoi congelarlo per 2 mesi al massimo.
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